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La famiglia al Sinodo/8   versione testuale
Venerdì, 12

Dall’intervento di Mons. Javier ECHEVARRÍA RODRÍGUEZ, Prelato dell'Opus Dei (SPAGNA)

Esortando i presbiteri a sedersi in confessionale abitualmente, molte anime andranno a lavare le proprie colpe, e da quel ministero sbocceranno vocazioni per il seminario, per la vita religiosa e vocazioni di buoni padri e madri di famiglia.
 
Dall’intervento di Mons. Joseph NGUYÊN NANG, Vescovo di Phát Diêm (VIETNAM)

Il Beato Giovanni Paolo II ha detto: “La futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica” (Familiaris Consortio, n. 52). In Vietnam, infatti, la famiglia cristiana ricopre un ruolo fondamentale nel trasmettere e nutrire la fede. I genitori sono i primi catechisti, i primi a insegnare la preghiera e la dottrina ai bambini, soprattutto nei periodi di persecuzione. Molte famiglie sono progressivamente evangelizzate grazie alla preghiera serale comunitaria, durante la quale si medita il Vangelo.
 
Dall’intervento di Mons. Cornelius Fontem ESUA, Arcivescovo di Bamenda (CAMERUN)

L’organizzazione della parrocchia in piccole comunità cristiane permetterebbe ai neofiti di capire che essi sono ora membri della Chiesa, che è una famiglia il cui vincolo di unità e di solidarietà dovrebbe essere più forte del legame della famiglia naturale. In tal modo, la comunità cristiana non si limita a somigliare alla famiglia allargata, bensì include, supera, eleva e inserisce quest’ultima in una nuova e più grande comunità, vale a dire la comunità del nuovo Popolo di Dio.
 
Dall’intervento di Mons. Paul DESFARGES, Vescovo di Constantine (ALGERIA)

Non possiamo tuttavia negare che il dialogo islamo-cristiano è messo oggi a dura prova a causa delle correnti fondamentaliste, ma anche a causa di una nuova situazione, che seppure gioiosa, provoca sofferenza nelle persone. In alcuni dei nostri paesi, abbiamo la grazia di accogliere fedeli che provengono da famiglie musulmane. In generale, essi erano tormentati interiormente già da tempo. Questi nuovi discepoli sono talvolta rifiutati dalle loro famiglie o comunque obbligati a mantenere una grandissima discrezione. Con il tempo, scoprono tuttavia che la loro storia spirituale con Dio è iniziata molto prima della conversione e che lo Spirito li ha guidati attraverso questa o quella persona musulmana del proprio ambiente che incarnava valori spirituali e umani. Questi discepoli ci ricordano, anch’essi, che il dialogo della vita è al centro della testimonianza del Vangelo.
 
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