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La famiglia al Sinodo/9   versione testuale
Sabato, 13

Dall’intervento di Mons. Sócrates René SÁNDIGO JIRÓN, Presidente della Conferenza Episcopale (NICARAGUA)

Tuttavia, tale modo personalizzato di trasmettere la fede richiede molti membri che possano dedicare tempo a ogni singola persona e, per questo, è necessario avere anche il supporto di una famiglia che sia “luogo speciale di incontro con la persona di Cristo”. La famiglia “è stata ed è scuola della fede, palestra di valori umani e civici” (Messaggio inaugurale del Papa Benedetto XVI a Aparecida). In concreto, se con la Nuova Evangelizzazione si intende trasmettere la fede, attualmente in crisi, essa deve occuparsi anche della famiglia, poiché, come ha detto Sua Santità Papa Benedetto XVI durante l’omelia inaugurale del Sinodo il 7 ottobre: “C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio”.
 
Dall’intervento di Mons. José NAMBI, Vescovo di Kwito-Bié (ANGOLA)

La Chiesa in Angola è attenta a questa situazione e, interpretando i segni dei tempi alla luce del Magistero Ecclesiastico, in particolare degli apporti che provengono dalle ultime due Assemblee speciali per l’Africa, ha tentato di rispondere a queste sfide con la messa in pratica di una Pastorale familiare, mediante abbinamenti triennali: Familia e Matrimonio; Familia e riconciliazione; Familia e cultura. Tutto ciò per rilanciare un processo che ci porti a riprendere l’itinerario dell’iniziazione cristiana nelle famiglie, per la loro condizione di spazi privilegiati per l’evangelizzazione.
 
Dall’intervento del Card. George ALENCHERRY, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, Capo del Sinodo della Chiesa Siro-Malabarese (INDIA)

La trasmissione della fede avviene sempre attraverso le tradizioni delle Chiese particolari e delle Chiese sui iuris. Queste tradizioni comprendono la celebrazione dei sacramenti, specialmente l’amministrazione della Santa Eucaristia, la catechesi, l’abitudine della preghiera quotidiana in famiglia, le piccole comunità cristiane, l’osservanza dell’astinenza e la penitenza durante la Quaresima e in altri periodi di digiuno, la celebrazione delle feste, i pellegrinaggi, la pratica della carità a tutti i livelli, una cura pastorale adatta alle persone e orientata alla famiglia e la partecipazione dei laici alla gestione della Chiesa.
 
Dall’intervento di Mons. Bonifacio Antonio REIMANN PANIC, O.F.M., Vicario Apostolico di Ñuflo de Chávez (BOLIVIA)

Con sguardo di credenti ci soffermiamo particolarmente sul fenomeno della disgregazione familiare. Il fenomeno dell’assenza del padre e la sua importanza per la vita sociale e personale si ripercuote sull’esperienza della paternità di Dio e sulla perdita di valori prettamente cristiani. Anche l’incontro di Gesù con la Samaritana (Gv 4, 4-43) getta una nuova luce sulla difficile situazione che vive oggi la donna in seno alla famiglia. La Nuova Evangelizzazione deve rivolgersi alla donna boliviana, in quanto madre e sposa spesso abbandonata, sottovalutata e maltrattata, affinché, dall’incontro con Cristo, come la samaritana, possa vivere in tutta dignità.
 
Dall’intervento di Mons. Petru GHERGHEL, Vescovo di Iaºi (ROMANIA)

Nei tempi difficili della recente dittatura atea in Romania la famiglia cristiana ha svolto un ruolo fondamentale, essendo spesso l’unica possibilità di annunciare il Vangelo e di trasmettere la fede. E ora, molti migranti cattolici romeni hanno aiutato le famiglie presso le quali lavorano a riscoprire la bellezza della preghiera e della fede in Cristo. La formazione dei genitori risulta ora una vera priorità pastorale. Per una nuova evangelizzazione la Chiesa Cattolica di Romania, propone: a) ripartire da Gesù stesso, vangelo ed evangelizzatore; b) promuovere la famiglia cristiana, fondata sul matrimonio e sulla formazione dei genitori; e c) coltivare l’ecumenismo della preghiera, perché l’unità dei cristiani aiuti il mondo a credere in Cristo (cfr. Gv17, 21).
 
Dall’intervento di Mons. Manuel José MACÁRIO DO NASCIMENTO CLEMENTE, Vescovo di Porto (PORTOGALLO)

Le comunità che erano più stabili, come le famiglie e le parrocchie, dove la conoscenza di Cristo e la vita cristiana si trasmettevano naturalmente, non sussistono più così e non integrano facilmente i loro membri, soprattutto i più giovani. La dispersione e l’itineranza rendono difficoltosa la convivenza abituale, familiare e comunitaria. L’individualizzazione della vita, potenziata dalla tecnologia, induce al soggettivismo e al virtualismo che rarefanno la realtà sociale ed ecclesiale.
 
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