PCPF ita - Chiesa
«Prima di tutto, un esame di coscienza»
Mons. Laffitte, in un’intervista tutta dedicata al Sinodo, invita i vescovi a rivalutare l’insegnamento degli ultimi Pontefici in materia di matrimonio e famiglia


«I padri sinodali e tutti coloro che hanno come missione di accompagnare le famiglie dovrebbero fare prima di tutto un esame di coscienza, chiedendosi: “Che cosa abbiamo fatto di tutto questo dono di Dio? Della ricchezza straordinaria di esperienza offerta da Dio alla sua Chiesa?”». Sono le parole di Monsignor Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che chiedono direttamente conto ai pastori dell’utilizzo fatto negli ultimi decenni degli insegnamenti magisteriali su matrimonio e famiglia, dalla Gaudium et Spes alle ultime catechesi di Papa Francesco.
 
Le osservazioni del Segretario, contenute in un’intervista rilasciata al sito internet Rossoporpora, toccano alcuni dei temi maggiori affrontati dal Sinodo (Eucarestia ai divorziati-risposati, unioni omosessuali, convivenze, pastorale familiare), incoraggiando i suoi membri a tenere sempre lo sguardo ben fermo sulla Dottrina, evitando rivoluzioni, come ad esempio quella di ammettere alla Comunione i divorziati-risposati: «Concedere tale possibilità costituirebbe una vera e propria rivoluzione, già sperimentata da alcune confessioni protestanti con le note conseguenze: crollo di fedeli, fratture interne che hanno portato alla separazione all’interno della stessa confessione… Oggi si sottovaluta l’aiuto della grazia divina in questo mondo. Nelle discussioni pastorali sembra prevalere l’idea che l’astinenza dalle relazioni sessuali per i divorziati-risposati sia un requisito sproporzionato, che va molto al di là delle capacità umane. Chi condivide tale idea de facto considera i divorziati-risposati come soggetti cristiani di serie B».

Leggi l’intervista completa


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 06-OTT-15
 

pcpf - Copyright @2005 - Strumenti Software a cura di Seed