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Breve Rassegna stampa francofona
Al 9 marzo 2016 notizie da Francia, Canada, Africa occidentale, Burkina Faso, Madagascar, Pakistan, sui temi: gravidanza, aborto, eutanasia, famiglia, matrimoni forzati, anagrafe.



• FRANCIA/GRAVIDANZA
Una bella presentazione da leggere sul quotidiano francese "Le Figaro", di un‘associazione che aiuta le donne incinte in difficoltà : fondate nel 2010 sul principio delle coabitazioni solidali, le Case Marthe et Marie ospitano donne soggette a gravidanze generatrici di rotture affettive e sociali, accompagnandole fino ai primi mesi dopo il parto.
 
• FRANCIA/IVG
Con la pubblicazione, l‘8 marzo, di un‘ordinanza specifica, gli esami legati all‘interruzione volontaria di gravidanza (visite mediche, esami biologici, eventuali ecografie) saranno rimborsati al 100% sin dal 1 aprile 2016 in Francia. L‘Ivg è rimborsata dal 2013. Cosi, sotto l‘impulso del ministro della Salute Marisol Touraine, l’intero "percorso IVG" sarà integralmente rimborsato, come annunciato il 15 gennaio. In un comunicato, l‘associazione di difesa della vita Alliance Vita, espressione del pensiero di molti cattolici, denuncia questa misura che porta ad "una discriminazione inquietante tra l‘Ivg da un lato, e il proseguimento della gravidanza dall‘altro, dato che, per esempio, le prime due ecografie prima del quinto mese di gravidanza sono rimborsate solo al 70%.". Alliance VITA ribadisce anche "l‘urgenza di una vera politica di prevenzione dell‘aborto".
 
• CANADA/EUTANASIA
Qualche giorno dopo l’autorizzazione della Corte Suprema del Canada dell‘"aiuto medico a morire" lo scorso 6 febbraio, Jean Vannier, fondatore dell‘Arche, associazione che accoglie persone con handicap mentale in spazi di vita comuni, ha pubblicato un messaggio nel quale afferma che "niente è più fondamentale per una società che il suo atteggiamento nei confronti della vita e della morte". "Con la soppressione del divieto legale dell‘aiuto medico a morire in determinate eccezionali circostanze, ribadisce Jean Vannier, lui stesso Canadese, il paese entra in una nuova realtà medica ed etica". Il fondatore dell‘Arche auspica migliori protezioni ed un impegno maggiore a "prendere cura gli uni degli altri nei momenti più fragili di ognuna delle nostre vite".
 
• AFRICA OCCIDENTALE/VESCOVI
La Conferenza episcopale regionale dell‘Africa occidentale si è riunita in plenaria ad Accra, nel Ghana, dal 22 al 28 febbraio. Al termine di questa assemblea, i vescovi hanno pubblicato un messaggio pastorale. Una grande parte del testo è dedicata alla famiglia. I vescovi ribadiscono tra l‘altro la necessità di "custodire e promuovere specificamente i diritti delle persone più vulnerabili della società, quali i bambini che devono nascere, gli anziani e i malati". Inoltre, i vescovi dell‘Africa occidentale sottolineano che "il matrimonio è il dono di Dio che unisce un uomo e una donna, né più né meno" e che "ogni vita umana è sacra e va accompagnata, custodita, difesa e rispettata dal concepimento fino al suo termine naturale". A questo proposito, essi affermano essere "pronti a difendere la cultura della vita nello spazio pubblico dei rispettivi paesi contro la cultura di morte spesso presentata quale mezzo di sviluppo".
 
• BURKINA FASO/MATRIMONI FORZATI
Il ministro della Giustizia, dei diritti umani e della promozione civica del Burkina Faso ha garantito l‘impegno del governo a impedire i matrimoni precoci e/o forzati. Il ministro René Bagoro intende fissare l‘età legale del matrimonio a 18 anni per le ragazze. Inoltre, il matrimonio forzato verrà definito in maniera chiara dal Codice penale del Burkina Faso.
 
• MADAGASCAR/ANAGRAFE
Il problema dell’assenza di certificati di stato civile per tanti bambini riguarda numerosi paesi africani. Il 2 marzo 2016, il giornale malgascio "Lakroa", pubblicato dai gesuiti del Madagascar, torna su questa vicenda, spiegando che la dichiarazione di nascita è ostacolata da due problemi. Il primo è culturale: un bambino è dono del Zanahary (Dio) e pertanto non è necessario dichiararlo. L‘altro problema è legale: 12 giorni sono troppo pochi per consentire alle persone di recarsi al municipio quando quest‘ultimo è troppo distante.
 
• PAKISTAN/MATRIMONIO
D’ora in poi, nella provincia del Sindh, nel sud del Pakistan, gli Indù potranno dichiarare il loro matrimonio religioso presso le autorità civili. Questa legge riguarda potenzialmente tre milioni di Indù pakistani, la maggioranza dei quali vive dentro e attorno a Karachi, la capitale del Sindh. Il testo colma l‘attuale vuoto giuridico, che esiste dalla creazione dello Stato del Pakistan, nel 1947. Alcuni legislatori indù sperano che questa nuova legge consentirà di limitare il numero di conversioni e matrimoni forzati subite da una quantità crescente di donne indù pakistane, in questo paese prevalentemente musulmano, spiega Eglises d‘Asie, l‘agenzia di informazione delle Missioni estere di Parigi.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 11-MAR-16
 

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