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La grammatica degli affetti   versione testuale
Papa Francesco in udienza: “Un’alleanza tra Dio e famiglia per contrastare la desertificazione comunitaria della città moderna”


Nell’udienza di oggi Papa Francesco ha delineato l’ultimo tratto del cammino di catechesi sulla famiglia soffermandosi sul modo in cui essa vive la responsabilità di comunicare la fede e trasmetterla, sia al suo interno che all’esterno.
 
Il Papa ha richiamato alcune espressioni evangeliche riferite agli affetti familiari, che “all’interno dell’esperienza della fede e dell’amore di Dio vengono trasformati, ‘riempiti’ di un senso più grande e diventano capaci di andare oltre sé stessi, per creare una paternità e una maternità più ampie, e per accogliere come fratelli e sorelle anche coloro che sono ai margini di ogni legame”.
“La sapienza degli affetti che non si comprano e non si vendono è – ha detto il Papa – la dote migliore del genio famigliare. Proprio in famiglia impariamo a crescere in quell’atmosfera di sapienza degli affetti. La loro ‘grammatica’ si impara lì, altrimenti è ben difficile impararla. Ed è proprio questo il linguaggio attraverso il quale Dio si fa comprendere da tutti”. Così “la circolazione di uno stile famigliare nelle relazioni umane è una benedizione per i popoli” e “riporta la speranza sulla terra. Quando gli affetti famigliari si lasciano convertire alla testimonianza del Vangelo, diventano capaci di cose impensabili”.
“La famiglia che risponde alla chiamata di Gesù – ha chiarito Papa Francesco – riconsegna la regia del mondo all’alleanza dell’uomo e della donna con Dio”. Un’alleanza, quella della famiglia con Dio, chiamata oggi “a contrastare la desertificazione comunitaria della città moderna. Le nostre città sono diventate desertificate per mancanza d’amore, per mancanza di sorriso. Tanti divertimenti, tante cose per perdere tempo, per far ridere, ma l’amore manca. Il sorriso di una famiglia è capace di vincere questa desertificazione delle nostre città. E questa è la vittoria dell’amore della famiglia. Nessuna ingegneria economica e politica è in grado di sostituire questo apporto delle famiglie”. Per questo, ha concluso, “dobbiamo uscire dalle torri e dalle camere blindate delle élites, per frequentare di nuovo le case e gli spazi aperti delle moltitudini, aperti all’amore della famiglia”.
 
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