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Matrimoni misti in Libano/2   versione testuale
Ricchezza e pericoli nell’analisi del Cardinale Béchara Boutros Rai, Patriarca Maronita in Libano

 
«La diversità confessionale in Libano è una fonte di ricchezza», si legge nel Documento “I matrimoni misti in Libano. Realtà e sfide”, pubblicato dalla Commissione Episcopale per la Famiglia e la Vita dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Libano. Qualche difficoltà maggiore presentano le famiglie islamo-cristiane, per le «differenze nelle pratiche di fede, nel vivere quotidiano e nella concezione di vita riguardo la famiglia, la vita coniugale, il ruolo della donna e l’autorità nell’ambito della coppia».
 
Il Cardinale Béchara Boutros Rai, Patriarca maronita in Libano, aveva parlato della situazione della famiglia in Libano e dei matrimoni misti in una intervista esclusiva per il Pontificio Consiglio per la Famiglia. «Il Libano, nella sua costituzione socio-politica, è fondato sull’appartenenza religiosa. Si è libanesi attraverso la fede. Il Libano riconosce alle Chiese completa autonomia, a livello legislativo e giudiziario per ciò che concerne matrimoni e famiglia, anche per quanto riguarda gli effetti civili. Il Parlamento non interferisce mai con leggi contro i valori musulmani o cristiani che riguardano il matrimonio o la famiglia, e questo rappresenta un sistema di protezione della famiglia. A livello legislativo siamo protetti, a livello pastorale c’è molta vitalità, i problemi tra coniugi sono seguiti dai tribunali ecclesiastici», ha detto il Cardinale.«Ci sono molti matrimoni misti, tra cristiani cattolici e cristiani ortodossi e protestanti e tra cristiani e musulmani. La nostra è una società mista, nella scuola, nell’Università, nei paesi e nelle città. Viviamo tutti insieme. Nei nostri centri di preparazione al matrimonio, cerchiamo di non incoraggiare i matrimoni misti, per conservare la fede e le tradizioni. Abbiamo una pastorale per i matrimoni misti. Cerchiamo di aiutare queste coppie a rispettare ciascuno la religione dell’altro, la famiglia e la comunità dell’altro. Ci sono molti non cattolici, per esempio, che accettano di contrarre matrimonio secondo il rito cattolico, ci sono musulmani che accettano di sposarsi in chiesa, per far piacere al partner e come forma di rispetto. È vero che i problemi sorgono quando marito e moglie hanno ciascuno la propria tradizione e cultura. Alcuni vivono bene, altri scelgono i vivere in pace insieme lasciando fuori dalla coppia la vita di fede. Posso dire, però, che non ci sono particolari problemi. L’unico problema è che ortodossi, protestanti e musulmani ammettono il divorzio, noi cattolici no. Noi avvertiamo i coniugi che incontreranno problemi di vita di coppia in futuro, ma di cercare di vivere sempre insieme e vivere bene».
 
Quindi, ha commentato il Cardinale Boutrous: «È importante educare i coniugi a vivere pienamente ciascuno la propria fede, nel rispetto di quella dell’altro e dei figli. In Libano, il matrimonio è regolamentato secondo l’appartenenza religiosa del marito. I figli minori di diciotto anni appartengono alla religione del padre. Raggiunta la maggiore età possono scegliere. In generale, il giudizio sui matrimoni misti è positivo. Anche a livello sociale. I matrimoni misti aiutano alla concordia, alla prossimità tra cristiani e musulmani, e quindi, anche a livello politico».
 
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