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Il matrimonio è una vocazione   versione testuale
Il Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese, mons. Cesare Nosiglia, in una intervista per il Dicastero



Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino e Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese, in una intervista in occasione della visita ad limina dei presuli del Piemonte presso il nostro Dicastero, lunedi 6 maggio, ha parlato della pastorale della famiglia nella Regione e ha riferito dell’incontro con il Santo Padre.
 
Dell’incontro con Papa Francesco, l’Arcivescovo riferisce «la grande sensibilità e attenzione per i temi della famiglia in generale, cercando le vie che mantengono ferma la verità del Vangelo e anche di una tradizione radicata sulla verità di certi aspetti fondamentali del matrimonio: la santità, l’indissolubilità; aspetti essenziali che vengono dalla volontà di Cristo». Dal punto di vista pastorale, continua mons. Nosiglia, bisogna trovare anche nuove strade, «nel rispetto delle singole persone» e nella dimensione dell’accoglienza. Tutti, anche coloro che non sono perfettamente coerenti con i dettami della dottrina cattolica, devono sentirsi accolti nella Chiesa, «come fa Gesù con l’adultera – ricorda il presule –, che dice: “Non sono venuto a condannare, ti accolgo, ti invito a non peccare più e trovare in te la forza per vivere certe situazioni”, anche con sofferenza e nell’accoglienza del Vangelo, ma con l’atteggiamento del padre verso il figliol prodigo, di piena accoglienza». Senza confondere, ovviamente, l’accoglienza con l’accondiscendenza. «Ci sia la verità insieme alla carità, come dice l’apostolo Paolo».
Tra i problemi prioritari nelle diocesi di Piemonte e Val D’Aosta (nella prima parte dell’intervista, in allegato alla sintesi dell’incontro con i vescovi presso il Pontificio Consiglio per la Famiglia, qui il link alla prima parte del video), in particolare, mons. Nosiglia segnala «la scelta di molti giovani di non sposarsi, perché non hanno la disponibilità ad accogliere il matrimonio come un fatto positivo, lo vedono come una gabbia o, comunque, come il punto di arrivo dell’esperienza che vivono nella convivenza». Ma, «dobbiamo accompagnarli con carità e misericordia, con amore, senza condannarli, senza ostracismi».
Bisogna «non lasciare sola la famiglia, ma accompagnarla sempre e valorizzarla e sostenerla perché possa dare quel contributo decisivo e fondamentale per la crescita umana e cristiana dei figli all’interno della propria casa», ha affermato mons. Nosiglia. Bisogna «ripartire dalle famiglie e rimetterle al centro della comunità e della pastorale, perché la famiglia diventi un soggetto sociale importante». C’è, poi, l’impegno importantissimo dell’educazione all’amore. «Il matrimonio è una vocazione e come tale deve essere sostenuto con una formazione, mentre invece spesso è abbandonato. La sessualità non è semplice esercizio del sesso, sfogo delle pulsioni. Invece, bisogna preparare alla scelta della famiglia, con gioia e con maturità, anche attraverso la testimonianza di famiglie cristiane e di giovani».
Il presule ha ricordato che si terrà a Torino la Settimana sociale dei cattolici italiani sul tema: “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana” (dal 12 al 15 settembre 2013).
 
 
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