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Il Coraggio della Speranza    versione testuale
Mons. Vincenzo Paglia, all’Incontro Internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, lunedi 30 Settembre 2013



Nel vasto Programma dell’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace, con il titolo “Il Coraggio della Speranza”, promosso in questi giorni a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio (dal 29 settembre al 1° ottobre), il Presidente del Pontificio Consiglio, mons. Vincenzo Paglia, ha partecipato, tra l’altro, ad uno degli oltre 50 panel previsti nel corso dell’evento sul tema: “Bisogno di Famiglia”. Ha moderato l’incontro Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire. Al tavolo: mons. Laurent Ulrich, Arcivescovo di Lille, in Francia; il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici; il Direttore del Centro per lo Studio delle Società in Via di Sviluppo in India, Rai Kumar Srivastava; il Vice-Presidente del Movimento “Ennahdha” Abdelfattah Mourou, proveniente da Tunisiil senatore Giampiero Dalla Zuanna; l’euro-parlamentare Antonio Tajani.
 
«La famiglia si trova oggi in una situazione paradossale», ha affermato mons. Vincenzo Paglia. «Da una parte, si attribuisce grande valore ai legami familiari, al punto da farne la chiave della felicità; dall’altra, vediamo che le rotture coniugali sono sempre più frequenti, al punto che si pensa che sia impossibile immaginare una famiglia che continui nel tempo. La cultura non sostiene la famiglia come un ideale possibile. Di qui, molti dei problemi che vedono in crisi il matrimonio e la famiglia». Infatti, «l’io prevale sul noi e l’individuo sulla società e sulla famiglia. Si preferisce, così, la coabitazione al matrimonio, l’indipendenza individuale in nome della libertà alla dipendenza reciproca in nome dell’amore responsabile. In una sorta di ribaltamento, si potrebbe dire che la famiglia, più che “cellula base della società”, sia considerata la “cellula base dell’individuo”».

Ma, «questa “dittatura dell’individualismo” – che fa saltare affetti, legami, diritti e doveri e responsabilità – non fa bene a nessuno; al contrario, scava abissi di dolore in coloro che si separano, si allontanano, entrano in conflitto tra loro. Un dolore, una mancanza di fiducia e una incertezza dei sentimenti, che coinvolgono soprattutto i più deboli, nelle famiglie e nella società. È a partire da loro, dai più deboli, che si comprende fino in fondo il “bisogno di famiglia”, che è uno dei bisogni primari nella vita degli esseri umani. Basti pensare ai bambini e agli anziani, ai soli e ai malati, ai disabili e ai disagiati. In famiglia è più facile essere accolti e non rifiutati, amati e non abbandonati, abbracciati e non scartati. La civiltà di una società si basa su questo discrimine».

Durante il suo Intervento, l’Arcivescovo ha affermato che «quando la cultura contemporanea prospetta l’obiettivo dell’autonomia assoluta dell’individuo, inganna, perché prospetta un obiettivo che è completamente irreale e non prepara gli esseri umani ad affrontare le fatiche e i sacrifici che richiede un rapporto duraturo e vero fra esseri umani».

Al termine della relazione, il Presidente del Pontificio Consiglio ha rinnovato il suo invito a rendere più solida la famiglia. «Il legame tra l’“io” e l’“altro” e l’“altra” sono i due fili con cui si tesse la tela del “noi”. E questa tessitura, per noi cristiani, inizia tra la chiesa e la casa».
 
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