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Parlare direttamente ai bambini: una sfida per la chiesa   versione testuale
Intervista a Lodovica Cima, consulente scientifica della pagina web per bambini


È online la pagina web del PCF dedicata ai bambini.
 
La consulenza scientifica di questo nuovo strumento comunicativo è stata affidata alla Prof.ssa Lodovica Cima , pedagogista e scrittrice per bambini. A lei, qualche settimana fa, abbiamo posto alcune domande.
 
Una nuova pagina web del sito del Pontificio Consiglio per la Famiglia dedicata ai bambini: perché oggi è così importante rivolgersi direttamente a loro?
 
I bambini sono una delle componenti fondamentali della famiglia e ci piace pensare ai bambini come a delle persone in crescita, che sono in cammino verso l’età adulta, persone che hanno la stessa dignità degli adulti, ovviamente. Si tratta quindi non di entità da riempire o da accompagnare perché assolutamente incapaci di stare da sole, ma di persone con le quali condividere delle cose belle, da raccontare.
 
Quali sono le caratteristiche principali di questa nuova pagina web, presto on-line?
 
L’obiettivo primario è quello di essere semplici, che non vuol dire essere semplificati ma proprio semplici: un obiettivo difficile da raggiungere, ma che tenteremo comunque di toccare. Poi, diciamo che la pagina sarà certamente colorata, piena di contributi, anche dei bambini stessi, e che viaggerà su due binari importanti che seguiremo sempre. Il primo è quello del mondo del Papa: la vita del Papa, il Papa in relazione con i bambini – con le famiglie ma anche con i bambini. Protagonista sarà quindi il Papa attuale assieme a tutti gli altri pontefici che si sono specialmente dedicati ai bambini; non meno rilevante sarà poi la scoperta del luogo in cui il Papa vive, con tutti i suoi simboli e tutti i suoi eventi di portata universale. L’altro binario è invece la famiglia come casa, come piccola Chiesa, dove il bambino vive, quindi la sua ma anche quella degli altri bambini di tutto il mondo, perché il Pontificio Consiglio per la Famiglia è un collettore internazionale di queste famiglie che sono lontane – non sono dei vicini di casa – eppure hanno qualcosa in comune tra loro.
 
Ha senso parlare ai bambini? Perché farlo, quale frutto porta? E poi, perché deve essere una preoccupazione anche della Chiesa?
 
Comunicare direttamente ai bambini è innanzitutto un atto di grande rispetto nei loro confronti. E’ una sfida anche per la Chiesa, perché i bambini saranno gli adulti di domani, e aprirsi a questo mondo dell’infanzia, e cercare di comunicare con la loro logica, i loro codici, la loro semplicità – ma senza banalizzazioni – è un proposito importante che nasce dal desiderio di prenderli per mano e accoglierli, condividendo con loro i contenuti che abbiamo voglia di raccontare e trasmettere. Loro stessi poi avranno ampio spazio per mandare le proprie idee.
 
Come comunicano i ragazzi e i bambini oggi?
 
Intanto, dal punto di vista del linguaggio, sono molto più all’avanguardia degli adulti. Nel senso che sperimentano di più, sono un pochino più elastici, meno formali. Da loro vengono quasi tutti i neologismi e quindi hanno un modo di comunicare, diciamo così, “più moderno”. Poi sono maggiormente elastici nel passare da un mezzo di comunicazione all’altro, e questo ci stimola moltissimo a seguirli, a conoscere le loro abitudini. Il loro modo di approcciare i contenuti si basa sempre su due livelli. Il primo è quello emozionale: quindi vengono attratti da un’emozione, che può essere positiva o negativa. Il secondo livello è invece quello cognitivo: sta a noi adulti, che produciamo contenuti per loro, di essere in grado di catturarli sul primo livello e di accompagnarli poi nel secondo, quello cognitivo, in cui tratterranno le conoscenze, le competenze acquisite, come un tesoro.
 
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